domenica 18 maggio 2014

The Sacrament di Ti West

Nelle sale da MAI!

Da grande ammiratore di Ti West, si può dire che lo stessi aspettando al varco, dopotutto non girava un lungometraggio dal lontano 2011, e i suoi contributi ad horror collettivi come V/H/S e ABCs of Death hanno destato più di qualche perplessità. Insomma da un regista che ti abitua a film come The House of the Devil e The Innkeepers (ma anche prima con The Roost, che è un gran bell'esordio) ci si aspetta sempre lo stesso straordinario livello. Per cui, quando The Sacrament è stato finalmente annunciato, all'entusiasmo sono seguiti i dubbi: anche Ti West si era fatto sedurre dalla moda del found footage ? Persino lui, paladino dell'horror indipendente, aveva ceduto alle lusinghe del sottogenere più commerciale, per di più nella sua fase calante ? Gli ingredienti per il disastro c'erano tutti, a partire dall'assenza di Larry Fessenden tra i produttori, al suo posto il nome più ingombrante e minaccioso di Eli Roth, simpatico quanto volete ma parecchio distante dal tipo di horror "praticato" da West. E poi, altro terribile presagio, il film prendeva spunto da una storia vera...
Sam (AJ Bowen, già visto in The House of the Devil), Patrick e Jake (il regista Joe Swanberg) lavorano per il programma terlevisivo VICE come "immersionisti", cronisti coinvolti in prima persona negli eventi che scelgono di raccontare.
Un giorno Patrick viene a sapere che sua sorella Caroline si trova ad Eden Parish, una piccola comunità religiosa che ruota attorno alla misteriosa figura di Father (Gene Jones). I tre coglieranno la palla al balzo per documentare dall'interno la vita di quella che potrebbe essere una setta.
Comunità e sette religiose sono da sempre una fondamentale fonte d'ispirazione per il cinema dell'orrore, e di recente l'argomento sembra tornato nuovamente in voga, basti pensare all'episodio di V/H/S/2 intitolato Safe Heaven, o all'ottimo Martha Marcy May Marlene, che raccontava con taglio più realistico il trauma di una sopravvissuta.
Anche West, che come al solito è anche sceneggiatore, decide di lavorare per sottrazione, imbocca la strada del realismo o del verosimile ed esclude dalla storia qualsiasi elemento paranormale. Piuttosto che ricercare lo spavento facile, accumula gradualmente la tensione, il disturbante, la sensazione palpabile e continua che da un momento all'altro qualcosa di terribile potrebbe accadere. Piccoli accorgimenti che già bastano a distinguere The Sacrament dalla sfilza di horror tutti uguali che hanno invaso le sale. Ma il giovane regista si spinge un pochino oltre, trasformando POV, found footage e mockumentary da mezzi con cui ottenere lo spavento a strumenti per raccontare una storia. Gli restituisce insomma la loro funzione originale: rendere verosimile il falso, e, in questo caso, creare il finto documento di un evento reale non documentato. A quel punto l'orrore emerge semplicemente dalle immagini e West, mimetizzando il suo stile classico ed elegante, lo immortala, impadronendosi alla perfezione degli stilemi del genere: sguardi in camera, inquadrature sbilenche, immagini controluce, messe a fuoco, tagli improvvisi... tutto al servizio dell'illusione, evitando per quanto possibile quelle fastidiose forzature alla Paranormal Acticity (e relativi cloni), come il montaggio cinematografico e la moltiplicazione dei punti di vista. Qui la telecamera è una sola (due nella parte finale) e spesso viene poggiata su qualche superficie sbilenca, o addirittura abbandonata per terra nel mezzo di una fuga, come se stessimo realmente osservando il materiale non montato di un inchiesta andata male.
 Quasi tutto perfetto insomma ma paradossalmente West fallisce lì dove si è sempre distinto: nella scrittura, e in particolare nella scrittura dei personaggi: Sam, Patrick e Jake sono del tutto privi di spessore, voci dietro e davanti alla telecamera per cui in fondo non proviamo nessun interesse, e considerato che dobbiamo conviverci per tutto il tempo la cosa diventa subito un problema. Forse il regista si è scontrato con i limiti del (sotto)genere, o forse il limite è stato solo suo (è più bravo con i personaggi femminili ?), fatto sta che si avverte troppo la mancanza di protagoniste magnetiche come quelle dei film precedenti. Gene Jones invece è praticamente perfetto nella parte del santone, viscido e rassicurante allo stesso tempo.
In una bella filmografia come quella di Ti West, The Sacrament rappresenta senza dubbio un capitolo minore e meno ispirato. Nel panorama desolante dei found footage invece costituisce un esperimento interessante e una bella riflessione sul genere, ma gli manca quel qualcosa per fare la differenza, o semplicemente è un film arrivato troppo tardi.
In quanto fan(atico) del regista e detrattore degli horror POV, mi piace pensare che persino un geniaccio come lui si sia scontrato con i limiti di un genere defunto (tanto che i pochi esponenti degni di nota sono i primi), ma forse un regista più maturo avrebbe saputo fare la differenza. Il risultato comunque è tutt'altro che disastroso, adesso però il suo tentativo lo ha fatto, che si dedichi ad altro e soprattutto che lasci stare gli horror antologici.

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