domenica 16 agosto 2015

Locarno 68 - Il meglio e il meno meglio di quest'anno


E anche quest'anno dobbiamo salutare Locarno. E' stata una dieci giorni emozionante e memorabile, nel pieno stile del Festival svizzero tenuto ogni anno nella prima metà di agosto. Tanti bei film, la ben nota organizzazione elvetica che fornisce sempre un servizio eccellente, il contatto umano, ovvero l'aspetto più bello di Locarno, al contrario delle caotiche e gigantesche Cannes, Venezia, dove sembra impossibile chiacchierare con uno dei registi/attori in concorso al bar o discutere con loro degli altri titoli visti in sala (si lo so anche io che ci sono personalità diverse, ma tant'è).
Insomma tutto bene, ha pure vinto uno dei migliori e più amati dal pubblico, dei film in gara... No, tutto tutto bene no, ma partiamo prima dal palmares giustamente e poi facciamo un best of e un meno best of.

Concorso internazionale

Pardo d’oro: JIGEUMEUN MATGO GEUTTAENEUN TEULLIDA (Right Now, Wrong Then) di HONG Sangsoo, Corea del Sud
Premio speciale della giuria: TIKKUN di Avishai Sivan, Israele
Pardo per la miglior regia: ANDRZEJ ZULAWSKI per COSMOS, Francia/Portogallo
Pardo per la miglior interpretazione femminile a: TANAKA SACHIE, KIKUCHI HAZUKI, MIHARA MAIKO, KAWAMURA RIRA per HAPPY HOUR di HAMAGUCHI Ryusuke, Giappone
Pardo per la miglior interpretazione maschile: JUNG JAE-YOUNG per JIGEUMEUN MATGO GEUTTAENEUN TEULLIDA (Right Now, Wrong Then) di HONG Sangsoo, Corea del Sud
Menzioni speciali: Per la sceneggiatura di HAPPY HOUR di HAMAGUCHI Ryusuke, Giappone
Per la fotografia di Shai Goldman per TIKKUN di Avishai Sivan, Israele

Concorso Cineasti del presente

Pardo d’oro Cineasti del presente – Premio Nescens : THITHI di Raam Reddy, India/Stati Uniti/Canada
Premio speciale della giuria Ciné+ Cineasti del presente: DEAD SLOW AHEAD di Mauro Herce, Spagna/Francia
Premio per il miglior regista emergente: LU BIAN YE CAN (Kaili Blues) di BI Gan, Cina

Il resto lo trovate qui

IL MEGLIO DI LOCARNO 68
-Parto proprio dal vincitore, Right Now, Wrong Then di Hong Sang-soo, pellicola deliziosa del prolifico regista coreano già vincitore qui a Locarno un paio d'anni fa ma anche in qualsiasi altro festival. Un'opera leggera, delicata, ricca di amore per il cinema, quasi intima, dato che su schermo, nei lunghi master c'è spazio solo per i due protagonisti. Finisce per giunta dentro un cinema, e non uno a caso, ma di un festival, perciò come non premiarlo?
Vince il film di Hong contro i colossi cervellotici o sperimentali o i capitoli dei maestri su una certa "morte" del cinema convenzionale. Ha vinto il migliore, grazie a una giuria accorta e giusta.

-Bella e perduta di Pietro Marcello. Purtroppo l'unico italiano in concorso va a casa a mani vuote, con enorme dispiacere del direttore Chatrian (che su Facebook ha potuto ammettere il suo rammarico a fine festival) e del pubblico. Non si può premiare tutti, chiaramente, ma il travagliato film di Marcello rimane uno dei migliori presenti a Locarno. Travagliato perchè nato come documentario su alcuni contadini dell'Italia centro-sud, si è trasformato in qualcos'altro, in un'elegia prima e in un'opera di finzione poi. Con grande spirito di adattamento, il regista e lo sceneggiatore Maurizio Braucci, sono riusciti a tirare fuori qualcosa di meravigliosa. Custodirò gelosamente un momento nel cuore e nella memoria: una bella ripresa della campagna attorno alla Reggia di Carditello, un paesaggio meraviglioso in una panoramica con fotografia perfetta (di Salvatore Landi) e centinaia di persone, all'interno dell'auditorium FEVI, rapite da quello che stava passando su schermo. Si sentiva nell'aria uno stato di estasi collettiva, come fossimo tutti sotto un incantesimo.

-Ma dar behesht di Sina Ateaian Dina, iraniano, non ha particolarmente brillato. Incentrato sulla figura della donna nella Teheran dei giorni nostri, tra sogni, ambizioni di carriera e divieti, burocrazia, è un'opera prima che risente della giovinezza e inesperienza del regista. Al suo interno tuttavia c'è una delle scene più belle di questo festival e forse dell'anno cinematografico intero. Le ragazzine della scuola dove lavora la protagonista, a cui è vietato giocare a calcio, divertirsi, essere libere quanto i coetanei maschi (invisibili nel film), hanno 10 minuti di libertà durante il tragitto in bus che le porta dalla scuola a una commemorazione nazionale. Si mettono in fondo, una di loro tira fuori il cellulare e parte a tutto volume una canzone pop persiana. Ballano, saltano, scherzano, senza freni. E noi con loro, con il cuore che sobbalza.

-Guardare l'horror tedesco Der nachtmahr, del regista AKIZ (categoria Cineasti del presente, amatissimo dal pubblico) al buio completo de La Sala, con la musica a palla e fuori dall'edificio un temporale con tuoni e lampi che imperversava. Il cataclisma, durato esattamente quanto la pellicola, ha reso la visione, in un clima angosciante, ancora più suggestiva.

-Il documentario neozelandese The Ground We Won, su una squadra di rugby di seconda divisione che non vinceva una partita da un anno intero. Emozionante, con un bianco e nero magico e dannatamente divertente. In pieno stile Kiwi, il Q & A con il pubblico si è tenuto sotto la pioggerellina all'esterno del PalaVideo.
(si, ha piovuto spesso).


-Passeggiare tre le vie di Locarno insieme ai protagonisti del festival. Il giurato Udo Kier, i registi Ben Rivers, Julio Hernanrdez Cordon, Rick Alverson, gli attori Gregg Turkington, Olivier Laxe, il cast di Chevalier, Philippe Le Guay tra il pubblico che chiede una domanda molto umile a Michael Cimino.Nessuna barriera, in mezzo ai loro spettatori.

-Michael Cimino. La Conversazione con il grande regista americano è stata una di quelle esperienze indimenticabili. Fuori dagli schemi, improvvisata, tutta dedicata ai suoi fan. Invece che sedersi dietro al tavolo e a dialogare con il critico di turno, ha scavalcato i cordoni di sicurezza e al grido di "Non sono un insegnante", si è concesso a due ore di domande del pubblico e a quasi un'ora di autografi. Non voleva più lasciare il palcoscenico, vero showman. 76 anni e non dimostrarli (in tutti i sensi), con una vitalità e una passione che ti fa chiedere "Ma perchè non gira un film da 30 anni!!?"
Ha scherzato, ha preso in giro i giornalisti che non lo ascoltavano, chi gli scattava troppe foto. C'è stato anche un momento Carrambata, in cui ha incontrato una regista tedesca che lui stesso aveva premiato al Festival di Taormina. E' corso ad abbracciarla tra il pubblico e poi ha detto "C'era un italiano, un pazzo, che non voleva farti vincere... ma...eccolo qua! Sei tu!". E ferma sul posto Enrico Ghezzi (attore a sorpresa in Chant d'hiver) che non si è capito se stava andando via o stava andando da loro. Un terzetto improvvisato imprevedibile.
Grazie Michael, che giornata incredibile.

-Edward Norton che alla sua Conversazione scaccia lo stuolo di fotografi dopo appena un minuto. "Basta, con le macchine fotografiche che avete, vi dovrebbero bastare solo due tentativi per una bella foto, se non è così, lasciate pure perdere".

-Le Red Bull gratuite in Digital Library. Eh si, ho sviluppato una dipendenza spaventosa.

IL MENO BEST DI LOCARNO 68
-Il Concorso Internazionale superato ancora una volta da Cineasti del presente. Un Concorso che ha fatto molta fatica fino agli ultimi giorni. I lampi di Bax VS Schneider e Bella e perduta, sono stati messi in ombra da pellicole pesanti, smorte e fuori percorso come Brat Dejan, Sulanga Gini aran, Tikkun, smodati polpettoni che hanno ucciso tutto il mio proponimento o altri finiti in concorso per motivi arcani, No home movie, Heimatland. Una selezione che è corsa dietro a qualche grande nome ma che manca della vitalità di qualche anno fa e della gestione Pere. Cineasti del presente con titoli come Keeper, Der Nachtmhar, Dead Slow Ahead, Olmo & the seagull, Siembra, Thithi, Kaili Blues (e l’anno scorso Navajazo) si conferma al pari se non superiore e comunque più vitale, lasciando pregustare un futuro per il cinema internazionale, di grande livello, grazie a questi giovinastri.

-Dove sono le donne? 3 registe donne in concorso (e una di loro, Tsangari, firma il film a maggiore contenuto testosteronico), solo 3 film con donne protagoniste, film al femminile, pochissimi personaggi rosa in generale, tanto che a vincere il premio per la miglior interpretazione è stato, senza alcuna sorpresa, il mastodontico Happy Hour con 5 donzelle davanti alla cinepresa. Ospiti quasi tutti maschili (Cimino, Norton, Celio, anche la lezione di Murch) dopo la carrellata di dive dell'anno scorso. Un peccato, perchè l'assenza delle quote rose si è sentita parecchio ed è stata un neo in un'ottima edizione.

-Piazza Grande. Insomma, la selezione della Piazza deve sempre mediare tra la qualità e titoli di grande attrattiva per il pubblico generalista. Purtroppo però con questi film, il vero cinefilo si tiene volontariamente alla larga, riservando la serata alla ricerca dei film da festival persi per vari motivi. Qual'è il problema allora? Be, che una volta in Piazza passava Drive.

-Pastorale Cilentana. Martone fa una robetta che dovrebbe far apparire l'Italia come attrattiva per il turismo ma che invece la fa sembrare arretrata di 200 anni. E poi è una marchetta per Expo. Molto meglio allora 1 singolo minuto di Bella e perduta.

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