sabato 5 luglio 2014

Insieme per forza di Frank Coraci

In sala dal 2 luglio.

"Deboli segnali di vita"
Negli ultimi anni Adam Sandler ha contribuito notevolmente e ripetutamente all'abbassamento dello standard -già infimo- in cui era caduta disastrosamente la commedia americana. Da esplosivo talento comico della fine anni 90 -Billy Madison, Un tipo imprevedibileWaterboy, Mr. Deeds, Terapia d'urto, 50 volte il primo bacio fino a Cambia la tua vita con un click del 2006- con una commedia campione di incassi all'anno, è passato di colpo ad essere una sciagura incapace di azzeccare mezzo film.
Era persino riuscito a darsi al genere drammatico con risultati sbalorditivi, scelto personalmente da P.T. Anderson in Ubriaco d'amore e straziante in Reign over me. Poi qualcosa si è rotto irrimediabilmente ed è iniziata una discesa agli inferi che non sembrava conoscere fondo. Io vi dichiaro marito e marito e l'inizio della collaborazione con/scoperta di Kevin James-Dennis Dugan hanno dato il fischio d'inizio, anche se il peggio doveva ancora venire, leggi "peggiore commedia del decennio", Jack e Jill, Un weekend da bamboccioni 2 (a pari merito con Comic Movie, chiaro) e "peggior commedia del secolo" Un weekend da bamboccioni 1, Indovina perchè ti odio
La barzelletta vivente era attesa all'ennesimo punto basso della sua carriera con Insieme per forza, ma questa volta ha evitato il chiodo finale sulla bara, richiamando in soccorso un paio di amici. 
Frank Coraci lo aveva diretto in alcuni dei suoi film migliori e Drew Barrymore era stata la sua co-protagonista nelle pellicole romantiche più riuscite e toccanti (Prima a poi me lo sposo, diretto sempre da Coraci e 50 volte il primo bacio).
Bene in queste due ore a spasso per l'Africa, tra famiglie mischiate, Shaquille O'Neal e Terry Crews, figlie maschie e figli arrapati, monta struzzi e rinoceronti montati, in un canovaccio prevedibile -come un arbitraggio scandaloso a favore del Brasile-, con tanto di partita finale di baseball, si intravedono dei leggeri segnali di ripresa. Non che questo sia motivo per gioire, i tempi d'oro sono lontani anni luce e fare meglio delle ultime 12 commediacce era troppo facile, ma la mano pacata e saggia di Coraci si lascia vedere.

Sandler è più disciplinato, forse più moscio secondo alcuni, la sceneggiatura -seppur banale e scontata- è seguita con metodo e per dio!, finalmente la stomachevole regia di Dennis Dugan, è messa da parte. Il livello della comicità è ad altezza bambino dell'asilo, con notevoli passaggi a vuoto castranti, quindi in piena linea con la commedia americana contemporanea.
I pregiudizi e le battute simil-razzista-andante abbondano in queste vacanze in Africa -si ok è il continente ma il posto in cui vanno? Africa. Ok, la nazione? Africa- così come gli stereotipi e la raffigurazione degli indigeni come delle macchiette stile anni 30, quando pochi americani si potevano permettere il lusso di viaggiare all'estero e conoscere le altre culture. 
Nonostante tutto questo, bisogna dargli merito che 1) qualche risata la strappa, anche se si prova vergogna un attimo dopo e 2) si conferma il meno volgare del mazzo, cadendo solo sporadicamente nelle battutine spinte sul sesso, sugli escrementi o sul ciclo femminile -si qui lo fa, ma è garbata, non quella schifezza di Comic Movie.
Perciò, Adam Sandler rimanda il suo ennesimo funerale artistico di qualche mese -sono sicuro la sua prossima pellicola sarà un immonda porcata, anche se dentro di me credo ancora in lui e mi rivedo con simpatia le sue vecchie "perle"- mentre la commedia americana rimane in uno stato comatoso che ci lascia depressi e irrequieti, invischiata in un riciclo infinito generato/criticato/stipendiato da un pubblico ignorante e stanco.

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