mercoledì 25 settembre 2013

The Bling Ring di Sofia Coppola

Nelle sale dal 26 settembre.

Perchè il Johnny Marco di Somewhere viveva allo Chateau Marmont, l'hotel delle celebrità, piuttosto che comprarsi una bella villona da superstar come tutti gli altri? Perchè sapeva che un gruppo di stronzetti poteva svaligiargli casa.
Spring Breakers atto II. Prendi un giovane attrice, famosa per essere la tipica brava ragazza sul grande schermo e fuori, falle fare la cattiva ragazza, che pippa, fuma, beve e ruba. Fallo in scala minore, senza provocazioni e in modo molto canonico e ottieni The bling ring.
Tra l'ottobre 2008 e l'estate 2009, a Los Angeles, un gruppo di adolescenti di buona famiglia, ha ripetutamente fatto irruzione nelle case dei vip della zona, dove ha saccheggiato borse, vestiti, orologi e gioielli (addirittura persino una Sig Sauer calibro .380) per un valore complessivo di 3 milioni di dollari. Tra le vittime, Paris Hilton, Orlando Bloom, Rachel Bilson and co. Non scassinarono mai, semplicemente riuscivano a trovare una porta aperta o una finestra o incredibilmente, la chiave sotto lo zerbino, ed entravano. Niente allarmi, niente polizia. Pazzesco, io abito in culo al mondo, c'ho due lire eppure metto l'allarme anche quando esco col cane.
La stampa li soprannominò il "bling ring" o "the burglar bunch", furono la gang criminale con più colpi a segno e di maggior fama nella storia recente di Hollywood. Sofia Coppola, dopo aver letto l'articolo "I sospetti indossano Louboutins" di Nancy Jo Sales, decise di farne un film loosely based on -ma neanche tanto-, per raccontare ancora una volta la generazione X o 2K10, vuota, allo sbando e senza un futuro.
Una generazione cresciuta con falsi idoli, tra un reality balordo e lo smart-phone con l'applicazione per fare le scoregge, dove i nuovi sogni sono quelli di avere un programma in TV tutto per se (visto che la TV non è morta?) o di creare una propria linea di moda, nonostante non si sappia che le righe verticali non vanno con le orizzontali o il leopardato non va con lo zebrato. Un'epoca post apocalittica dove non c'è più educazione, ritegno, I GIOVANI BESTEMMIANO! Eh basta, che t'esageri?
Giornate vuote, una dopo l'altra, passate nel lusso e nel benessere con la carta di credito di papà, tra una serata nei locali più IN a sbevazzare perchè lo fanno i grandi, a pippare la neve, a farsi le selfies coi cellulari e a postarle subito su Facebook, così tutti sanno dove sono e con chi. Almeno una volta se ci si annoiava si finiva per mettere incinta qualcuna, mentre ora sembra solo prerogativa inglese, o se ci si annoiava ci si dava ai furtarelli, alla criminalità, al vandalismo. Ed è quello che fanno anche i ragazzi nel film, ma non è un attività trasgressiva, non c'è rischio, non rimbomba il cuore nel petto per la paura.
Sono morti, morti dentro. 'Becca e Marc iniziano con le macchine nel vicinato, cercano quelle con le portiere aperte (ammazza ma a Los Angeles son tutti imbecilli), rubacchiano senza stimoli, senza pathos. E' come respirare per loro. L'unica emozione è spendere i soldi il giorno dopo, in una boutique su Rodeo Drive.

L'altro loro unico interesse sono i VIP. Belli, ricchi, bravi, con vestiti costosi, all'ultimo grido, fatti su misura. Per puro caso scoprono che queste celebrità sono così fiduciose dell'onesta gente californiana da lasciare le loro porte e finestre aperte (nell'articolo dice che iniziarono con Paris Hilton perchè "è talmente stupida che potrebbe davvero avere lasciato la chiave sotto lo zerbino" ed fu così, ma non che gli altri siano stati più furbi eh). Il furto di vestiti e gioielli, li rende più vicini a loro. Indossarli è come un transfert, se ho la t-shirt che Lindsay Lohan indossava ai MMA allora sono lei.
Ma dura poco anche questo brivido. I VIP non sono altro che gente così stupida da lasciare casa propria aperta ed essere ricchi ricchi. Insomma soldi facili, capi firmati da rivendere per riguadagnarci big time, soprattutto per alimentare la nuova bestia, la tossicodipendenza, che li divora (Marc, Purgo in real life, divenne un dipendente da coca).
Neanche quando vengono beccati dai primi video di sorveglianza sbandierati su internet, -da siti come TMZ, lo stesso che stalkera i VIP e ti regala il loro indirizzo privato, oltre a mille foto della struttura, manca solo la planimetria- percepiscono l'adrenalina, manco l'incidente in macchina dell'amica con conseguente arresto, guida sotto l'effetto, e servizi socialmente utili, li scuote.
Sono indifferenti a tutto, morti.

Sofia è maestra nel raccontare questo tipo di persone, questo malessere di vivere. Dalle sorelle Lisbon, aimè, rinchiuse però, morenti come l'albero davanti casa, alla triste e sola Marie Antoinette, alla Charlotte senza una precisa direzione nella vita, fino al Johnny Marco, ricco ma infelice. Persone depresse, svuotate, senza un futuro. Coppola racconta le loro vite senza cercare ne le cause ne le soluzioni. Non ci sono forse, non importa trovarle in un film. Il suo cinema è raccontare, documentare più che altro, queste isole che altro non sono che uomini, esseri umani. Anche stavolta non ci casca, nonostante la facile tentazione di "spiegare" gli adolescenti ricchi e criminosi.
Non da risposte al perchè rubino, non quelle più ovvie almeno, ovvero le cause famigliari. La famiglia non c'è ma non nel senso che non ci sono nelle vite dei loro figli, non ci sono proprio nel film. A parte la mamma di Nicky, un ebete col cervello pieno di niente, gli altri sono figure nascoste. Non è colpa loro se i figli finiscono per essere delle merdine. Succede e basta, shits happens.

D'accordo quindi è un film della Coppola in tutto e per tutto ma! non è un granchè, neanche per me che sono un suo super estimatore (love love Somewhere). Perchè manca quasi del tutto il suo tocco. C'è quella malinconia, quel vuoto esistenziale, ma non c'è niente che riconduca a lei, al suo stile registico. E' un film piattarello assai, persino nella colonna sonora, sempre un elemento portante nel suo cinema. Non c'è forse neanche un vero protagonista a cui ci si affeziona o ci si identifica.
E' il primo Coppola con personaggi negativi. E non bastano un paio di scene intime di Marc, l'unico pentito, a farci sentire più vicini.
Insomma, un filmetto, il suo più debole, quello coppoliano ma non abbastanza, meno interessante dell'articolo stesso a cui è ispirato e fatto forse con meno spirito e meno ispirazione.
Due parole su Emma Watson, bellissima ragazza, intelligente, professionale, ma cagna, cagna, cagna per dirla à la Renè Ferretti di Boris. Ha la stessa espressione per tutto il film (e ce l'aveva anche per tutto Siamo infinito), ovvero quella "ho una scopa nel culo e la cosa mi da fastidio, ma mi da molto più fastidio se gli altri se ne accorgono". Terribile attrice. Si dice sempre che quando un attore fa per tanto tempo un ruolo, in questo caso Hermione Granger, questi rimane intrappolato nel personaggio e qualunque cosa faccia, quanto bravo/a diventi, non importa, rimane quell'attore che faceva quel film. Per Emma è un po' diverso, lei è stata fortunatissima a interpretare Hermione, perchè era perfetta per lei, ma una volta uscita dal mondo della quattrocchia volante, si è rivelata la pessima attrice quale è. Ogni volta poi mi pare una giovane Canalis.
Personaggino poi il suo, Alexis Neiers l'originale, modella, attricetta, ex insegnante di lap dance (...), tutte le frasi che dice nel film, anche le più assurde, sono state tutte realmente dette  compresa una "I have a pretty cool shoe collection goin on right now", il giorno del processo.

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