domenica 19 maggio 2013

Il grande Gatsby di Baz Luhrmann

Nelle sale dal 15 maggio

Mi cavo subito il dente: Baz Luhrmann non lo reggo proprio, lo trovavo estremamente sopravvalutato già prima del disastroso Australia, e in generale ho sempre faticato a considerarlo un buon regista, forse perché il suo talento si manifesta quasi esclusivamente nella regia interna alla scena, quindi nella gestione delle coreografie e in tutto ciò che riguarda la costruzione dello sfondo, mentre il resto mi ha sempre lasciato un po' freddino.
Non è quindi con il migliore degli atteggiamenti che mi sono avvicinato alla sua ultima fatica, Il grande Gatsby (in 3D!), adattamento di uno dei grandi classici della letteratura americana, che, consciamente o inconsciamente, asseconda il recente interesse di Hollywood nei confronti dei grandi romanzi del passato (vengono in mente I Miserabili e Anna Karenina).
Siamo nei ruggenti anni '20, e l'aspirante scrittore Nick Carraway (un pessimo Tobey Maguire) si è appena trasferito a Long Island (nella fittizia West Egg). Accanto alla sua modesta casetta sulla spiaggia si erge la colossale villa di Jay Gatsby (Leonardo Di Caprio), giovane e misterioso miliardario di cui tutti sanno tutto e nessuno sa niente. Un giorno Nick viene finalmente invitato ad una delle leggendarie feste del suo vicino di casa, e qui scopre un vecchio legame tra sua cugina Daisy (Carey Mulligan) e Gatsby. Sarà proprio Nick a far rincontrare i due innamorati, ma gli anni sono passati e Daisy ormai è sposata con Tom (Joel Edgerton).
Quando si parla di rifacimenti, che li si consideri remake o nuovi adattamenti (questo per Gatsby è il quarto), la domanda è sempre la stessa: se ne sentiva la necessità ? La risposta è quasi sempre no, eppure ogni tanto capitano anche pellicole che fanno crollare qualche certezza, come l'Anna Karenina di Joe Wright, che giustificava la sua esistenza con una messa in scena originalissima e una regia fenomenale.
Il grande Gatsby sembra voler andare in quella direzione senza però riuscirci (o provarci) veramente, un'infelice via di mezzo insomma, e per certi versi un film letteralmente spaccato a metà. L'inizio tutto sommato funziona, le feste di Gatsby per Luhrmann sono l'occasione perfetta per riportare sullo schermo il colore di Moulin Rouge adattato ad una nuova epoca, quindi largo a balli scatenati, musiche anacronistiche e fuochi d'artificio. Poi il nulla, e i fuochi d'artificio sono la metafora perfetta, uno spettacolo che volenti o nolenti attira l'attenzione, qualcosa che richiede un po' di sano artigianato e che lascia gli spettatori a bocca aperta per qualche minuto. Ma è tutto qui, luci sgargianti nel cielo, e quando finiscono ci si allontana in file ordinate come gli zombie di La terra dei morti viventi. Ma non è questo il caso, perché quando le luci calano e la festa volge al termine ci si rende conto che mancano ancora due ore alla conclusione, e Luhrmann si ritrova di colpo senza polvere da sparo e con un film intero ancora da girare. Ed è qui, a poco più di venti minuti dall'inizio, che Il grande Gatsby si rivela per quello che è: una trasposizione cinematografica decente ma fredda e pedissequa quanto quella sceneggiata da Francis Ford Coppola.
E allora non resta che soffermarsi sull'estetica, che però è quella tipica di Luhrmann, urlata a squarciagola sputacchiando e agitando le mani. Un'immagine sovraccarica di elementi e colori, musiche che si accavallano l'una con l'altra, battute continuamente interrotte da un montaggio epilettico che accumula centinaia di tagli in pochi minuti. Il modo più semplice e superficiale di raccontare un solo aspetto del romanzo, trascurando o ridimensionando tutto il resto.
E poi la computer grafica, una bestia selvaggia e disgustosa che bisogna saper domare, e che invece qui viene lasciata a briglia sciolta, libera di inghiottire tutto e tutti, dalle scenografie agli elementi di scena, mentre nemmeno i volti degli attori riescono a scampare ad un pesantissimo lavoro di post-produzione. Una cartolina talmente lucida che verrebbe voglia di mettere il nome degli addetti agli effetti speciali al posto di quello di Luhrmann, anche perché la regia vera e propria in questo film è qualcosa di elementare, un insopportabile alternarsi di zoom e carrellate sui primi piani dei protagonisti, ben posizionati al centro dell'inquadratura per dare risalto ad un 3D ben percepibile ma ancora una volta superfluo.
Il cast è all'altezza della produzione, tanti personaggi e tante interpretazioni che passano davanti agli occhi dello spettatore senza lasciare il sengo. Per fortuna Di Caprio fa il possibile per salvare il baraccone, equilibrato nei momenti più sommessi ma capace anche di esplosioni di rabbia degne del Calvin Candie di tarantiniana memoria.
Il grande Gatsby è un paradosso, si sforza tanto di lasciare il segno bombardandoci con immagini ipersaturate ma poi a cose fatte te lo levi di dosso in un attimo insieme agli occhialini del 3D. Probabilmente il suo difetto più grande è che è un film già visto, non nelle trasposizioni precedenti del romanzo, ma proprio nel Moulin Rouge di Baz Luhrmann, una storia di scrittori, amori impossibili, immaginazione e tante feste "per coprire il silenzio". E' un film vecchio di un regista che si ripete perché non ha più nulla da dire.

1 commento:

  1. Dare un voto a questo Grande Gatsby non è facile.

    Partiamo dal cast. Decisamente il migliore Di Caprio. Un'ottima intepretazione. Bene anche gli altri tranne Tobey Maguire. Non ho capito se era il personaggio che richiedeva di non saper recitare o era proprio lui a farlo male.

    La regia di Baz Luhrmann. Non ho parole. Troppa computer grafica e troppe scene che avevano del cartoonesco (in alcuni momenti mi sembrava di rivedere "Chi ha incastrato Roger Rabbit"). Troppi primi piani e poche novità. Non mi è piaciuta.

    La storia. Ecco. Un motivo per andare a vedere questo Grande Gatsby potrebbe essere questo. Ammetto che non ho visto i precedenti e che quindi per me la storia era nuova. Non ho letto neanche il libro e non l'ho fatto proprio per riservarmi la mente libera da ogni preconcetto o aspettativa. Ed ecco la sorpresa. La storia non è niente male. Il personaggio intriga, la storia è decisamente bella e lascia molti spunti di riflessione su ciò che saremmo capaci di fare o non fare per amore, ma non solo....ma non voglio spoilerare.

    In definitiva, tecnicamente il film non mi è piaciuto, ma se non avete mai conosciuto il personaggio di Gatsby, allora questa potrebbe essere una ghiotta occasione da non lasciarsi scappare al cinema :)

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