lunedì 28 gennaio 2013

The impossible di Juan Antonio Bayona

Nelle sale dal 31 gennaio.
Devo ammetterlo, partivo coi peggiori pregiudizi riguardo questo Lo imposible (titolo originale). Leggendo la trama pare evidente l'intento del film: fare piangere il più possibile, con una storia umana che ci ha toccato e sconvolto tutti, non meno di circa 9 anni fà. E di solito questi film, così trasparenti e così caricati falliscono miseramente nella loro impresa ancora prima di iniziare. Questa volta però è andata nel verso opposto ed è impossibile non commuoversi (molto o poco dipende dalla sensibilità dello spettatore) di fronte a The impossible -tiè pure il gioco di parole.
Trattasi di storia vera, natale del 2004, Thailandia. Una classica famigliola, genitori più tre figli piccoli, ha deciso di passare le vacanze invernali in un resort immerso in un vero e proprio paradiso in terra. Mare cristallino, sole cocente, bella gente e buon cibo. La sera della vigilia di natale si fanno volare delle lanterne e la mattina dopo si scartano i regali e si corre subito a provarli o a sfoggiarli. Cosa potrebbe andare male? Ti punge una medusa? Perdi la chiave della tua camera? Tuo figlio si ammala? No, molto peggio, arriva uno tsunami (ma non era nella brochure!) che rade al suolo tutto e si porta via circa 4000 persone. La nostra famigliola iniziale si trova sommersa, presa in pieno dalla potenza delle onde. Chi riuscirà a sopravvivere e quanti riusciranno a ritrovarsi dopo quell'inferno?
Il film parte come uno spot della Valtour o di una qualsiasi compagnia di viaggi. Da un momento all'altro ti aspetti che venga fuori il logo e il motto. La fotografia è pubblicitaria come anche tutto il resto. La famiglia bella e sorridente, con gli adulti che sono due pezzi della migliore produzione della razza umana. 
Poi entra in gioco la catastrofe, ed è gestita e costruita in maniera molto lodevole. Prima di tutto dal lato visivo. Vi ricordate il buono ma non eccelso tsunami digitale di Hereafter di Eastwood? Ecco, non che sia una gara, ma questo è dieci volte meglio. E' letteralmente impressionante, sia nella parte computerizzata sia in quella più reale con la ricreazione di un vero e proprio fiume in piena. In secondo luogo come viene suddivisa la storia della famiglia -niente di trascendentale ma efficace- ed ancora di più come apre una delle due, con quella formidabile sequenza di madre e figlio che si rincorrono nel bel mezzo dei mulinelli d'acqua e dei detriti trasportati, urlando.

The impossible funziona come le stesse onde che si abbatterono quel giorno, l'andamento del film segue un ciclo molto simile. Dopo la parte iniziale, comincia a piazzare una scena drammatica e molto intensa, una dietro l'altra e a distanza di una decina di minuti o meno. Ti distrugge con, ad esempio, Lucas che cerca i dispersi nell'ospedale e prende i nomi dai parenti, e poi si placa un pò, ti riattacca con la chiamata al cellulare a casa e poi ti da il tempo di asciugarti le lacrime che ancora sgorgano copiose. E fa così ancora per un paio di volte. Picco, quiete, picco, quiete.
La cosa rimarchevole è che riesce ad ogni tentativo, va a colpo sicuro. Con cose molto semplici e senza pigiare sul facile sentimentalismo o sul grido isterico o sull'eccessiva recitazione esasperata degli attori, ottiene quello che vuole.
Persino nel finale, dove si lascia andare al melenso -ma ricordatevi che è una storia vera e magari la conoscerete pure già- non crolla mai nel patetico. Unica pecca è quel rewind-ralenty-metafora, anche piuttosto lungo che viene piazzato a tradimento. Evitabile anche se d'effetto.
Certo, si storce un pò il naso a constatare che le vittime del film siano solo esseri umani di pelle bianca, ricchi e in vacanza. La tragedia è che la loro permanenza profumatamente pagata è stata messa gambe all'aria. Non c'è traccia dei thailandesi a parte nella breve scena dove la Watts è aiutata da un gruppetto di un villaggio. Loro sembrano passarsela bene. Stavano nella fanga e in casa di paglia prima, ci stanno ora. Che ce frega?  Certo ma se fai  in altro modo perdi tutta l'empatia del pubblico occidentale e addio guadagni.
In ogni caso è un'altra produzione spagnola riuscita (e questa volta pure al botteghino, complice una distribuzione world wide completa) con Bayona (conosciuto da noi per The orpahanage) a tirare le redini, capace di gestire al meglio una storia facile ma allo stesso tempo da prendere con le molle, in un tripudio di effetti speciali ottimi e con un cast internazionale di tutto rispetto. E ancora una volta viene da chiedersi perchè l'Italia non sia in grado di fare una cosa simile. Mah...certo la famiglia era spagnola ma non esistono proprio storie simili vissute da italiani? Eh ma il cinema spagnolo sta molto meglio economicamente, facile. Mica tanto, perchè gli studios dove è stata girata questa pellicola (Ciudad de la Luz), hanno chiuso poco dopo, dichiarando fallimento. Se la passano quindi bene o male come noi, ma fanno buon cinema e soprattutto lo vanno a vedere.
Essendo un film corale, gli attori adulti, e non, si spartiscono la scena equamente. Grande prova di tutti e tre i baby, tra cui spicca chiaramente Tom Holland. Ewan McGregor da il meglio di se nella scena alla stazione, per il resto è nella norma. Naomi Watts, sempre brava e coraggiosa nella scelta dei film, si porta a casa una nomination agli Oscar ma sinceramente fa poco e si vede poco, anche solo in viso. La sofferente la fa bene, ah su quello non discuto.
In definitiva The impossible/Lo imposible è un film che colpisce in pieno come un onda. Struggente e potente, emozionante e misurato (nei limiti ovvio), capace di far crollare anche la roccia più dura che si mette a visionarlo. Sorprende e riesce nonostante i suoi limpidi intenti. Se siete dalla lacrima facile, portatevi uno scatolone di clinex o propendete per altro, magari una commediola. 

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