giovedì 29 novembre 2012

Ruby Sparks di Jonathan Dayton e Valerie Faris

Visto al TFF ma già passato in altri festival precedenti. Nelle sale italiane dal 6 dicembre.
No adesso ditemi voi se la Fox Searchlight, studios che prolifera ogni anno svariati indie movies, ha mai sbagliato un film. Non dico che siano tutti capolavori, ma ogni volta sono prodotti di ottima fattura, con un solido e originale script dietro, con un casting eccezzionale e le musiche più adatte. Insomma ogni volta mettono al mondo l'indie perfetto, a regola d'arte. Sarà che io vado pazzo per questi filmettini non mainstream, ma ogni volta me ne innamoro, mi stregano sempre. Ruby Sparks non è da meno.
L'avevo già adocchiato a Locarno ma non so perchè, non mi fidai. Poi col tempo mi ha convinto sempre più e mi sono lasciato vincere. E che bella sorpresa! Una commedia alleniana con una spolverata di Sofia Coppola. Un gioco divertente e intelligente, metaletterario con un ritmo coinvolgente ed un gruppo di attori scelti a puntino.
Tutti noi abbiamo immaginato almeno una volta la donna/l'uomo dei sogni. Magari non abbiamo un'idea precisa di come debba essere (viso, colore dei capelli, colore degli occhi), è un'immagine sfocata che con il tempo si affina e si delinea meglio, in base anche alle nostre esperienze. Qualcuno di noi riesce addirittura a scriversi sopra, un racconto una immaginaria storia d'amore, una descrizione fin nei particolari di chi è, da dove viene, e soprattutto cosa le piace e cosa non le piace, della persona ideale. Scrivere diventa la creazione di un mondo dove quella persona esiste e noi viviamo con lei, e dove tutto è sotto il nostro controllo.
La stessa cosa è successa a Calvin Weir-Fields (W.C. Fields anyone?), diventato famoso in giovane età per aver scritto un romanzo capace di entrare direttamente nella storia della letteratura americana. Anni dopo lo troviamo con il classico blocco dello scrittore. Calvin è una persona schiva, con molte nevrosi e problemi nel relazionarsi con gli altri. Ogni notte sogna una ragazza, all'inizio vaga, poi più definita. Su consiglio del suo analista, scrive qualcosa su di lei. La cosa gli prende la mano, funziona alla grande e da una paginetta di prova, diventa un racconto di una quarantina di pagine, una vera e propria biografia. Intere giornate dedicate alla scrittura pur di "stare" con lei. Le da un nome, Ruby, un cognome, Sparks, una data di nascità, un luogo di nascità, un background, tutto. Poi un giorno, dal nulla, se la ritrova in casa. La sua mente ha partorito, realmente, una persona. Non è impazzito, non la vede solo lui, è li, in carne e ossa. Ed è proprio come la vuole lui, come l'ha descritta lui. Può nascere del vero amore da una relazione simile?
Essendo una creatura di Calvin, Ruby, può essere modificata in tutto e per tutto. Forme (quello che vorrebbe il fratello di Calvin), idee, orientamenti politici/religiosi/culinari, conoscenza delle lingue, personalità insomma. E qui si solleva un interessante discorso: quanto è moralmente, eticamente? Proprio il fratello, prima che Ruby uscisse dalla carta, ne parlava come una persona finta, costruita, non credibile perchè totlmente diversa dalle vere ragazze e critica la scarsa conoscenza dell'altro sesso di Calvin. Sua moglie, invece, è pazza, incomprensibile, ed è proprio questo a renderla reale. Questo non va bene a Calvin, che ricorre alla macchina da scrivere ogni volta che Ruby inizia a piacergli meno, vuoi perchè si sta stufando di lui, o perchè è troppo lagnosa o troppo appiccicaticcia. Ruby segue quindi gli ordini impartiti. Più sono approfonditi e più sarà sfaccettata lei.
Nonostante sia una sua opera, sfugge al suo controllo, è incapace di farsela piacere in maniera costante. Come una cosa, manipolabile, si stufa presto, la deve ritoccare forse solo perchè ne ha la possibilità. Il problema però non è Ruby, ma è chiaramente lui, così instabile, noioso e banale, rifiutato persino dalla sua stessa creazione. Molti argomenti interessanti e fonti di discussione per una "semplice" commedia romantica.

Zoe Kazan, non solo protagonista ma anche sceneggiatrice, dimostra di essere una degna erede del nonno e dei tanti talenti di famiglia. Scrive un'ingegnosa opera prima, arguta quanto solida e briosa, piena di deliziosi discorsi metaletterari e trovate intelligenti (come per esempio il fatto che Ruby non si materializzi tutto d'un tratto ma che ogni giorno compaia nella casa di Calvin un suo oggetto; mutandine, reggiseno, schiuma e rasoio per depilazione delle gambe).
Un'idea che potrebbe essere uscita dalla mente di Woody Allen, e di fatti, ci sono diverse citazioni, somiglianze con il classico protagonista dei suoi film. Calvin è un Allen di 25 anni, con occhiali a montatura classica, un pò goffo, capelli tendenti al rossiccio, una famigia che lo mette a disagio, continue nevrosi e persino un analista e una BMW decapottabile. Proprio come nel capolavoro di Allen, La rosa purpurea del Cairo, un personaggio esce dalla finzione e si materializza per il desiderio amoroso del fruitore. Non è originale, ma poco importa. Invece quando ci sono quegli inserti musicali, francesi (Une Fraction De Seconde, Ca Plane Pour Moi, Quand Tu Es La) sembra di essere piombati in un film di Sofia Coppola. E' un mix che funziona alla perfezione e accontenta i giovani come i nostalgici, dando parecchio spirito a una commedia che lavora molto di cervello. Una decisione azzeccata da parte dei registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, marito e moglie, che riescono a bissare il successo dell'ottimo Little Miss Sunshine, e di trasporre la sceneggiatura con sensibilità e bravura.
Devo per forza poi parlare del cast. Ogni attore è stato scelto per un ruolo che solo lui/lei avrebbe potuto interpretare, incredibile. Dano (coinquilino per davvero di Zoe) nel ruolo del giovane scrittore è perfetto, Zoe Kazan in quello di Ruby idem, tanto caruccia e originale, e poi Max Casella nel ruolo del fratello (personaggio simile in Greenberg), annette Bening come mamma neo new age, Banderas che continua a fare lo spot del Mulino Bianco anche al cinema, e infine Steve Coogan nella parte dello scrittore approfittatore e marpione. Tutti bravissimi e perfettamente in parte e Elliot Gould (mitico) in quella dell'analista.
In definitiva, una grandissima sorpresa, una pellicola fantastica, intelligente e romantica senza essere melensa. Carico di brio e con un bel messaggio finale (meglio vivere che fantasticare) degno di entrare nella lista dei più bei film dell'anno. La Fox Searchlight colpisce ancora.
"Can we start over?". Oh si per favore!

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