mercoledì 31 ottobre 2012

Moonrise Kingdom di Wes Anderson

Nelle sale italiane dal 5 dicembre 2012.

Estate 1965, New Penzance, ridente isola del New England senza strade asfaltate, durante una rappresentazione teatrale scoppia l'amore a prima vista tra Sam e Suzy, due ragazzini di 12 anni. Lei è figlia di due avvocati che gestiscono la famiglia come se vigesse un regime militare, Lui è un orfano “parcheggiato” da genitori adottivi poco amorevoli in un campo scout dove non gode di nessuna popolarità a causa dei suoi “strani” atteggiamenti. Decidono allora di scappare insieme, gettando nel caos l'intera comunità della piccola isola e scatenando una “caccia all'uomo” dai risvolti tragicomici.
Wes Anderson torna al cinema live action dopo la felicissima parentesi in animazione a passo-uno, ovvero la più grande burla che potesse tirare all'orda di critici che lo accusavano di essere scaduto nell'autoreferenzialismo dopo soli 3 film, o se preferite di girare sempre lo stesso film senza nessuno slancio creativo: nonostante qualche maligno avesse addirittura ipotizzato che il regista si fosse materializzato sul set sporadicamente durante la lavorazione del film, Fantastic Mr Fox è stato comunque un successo straordinario, un vero e proprio plebiscito di consensi, ma pur sempre “l'ennesimo film di Wes Anderson”.
Sia chiaro, chi scrive adora il cineasta americano e non ha registrato nessuno dei presunti passi falsi denunciati da altri, nemmeno il tanto vituperato Le Avventure Acquatiche di Steve Zissou o il controverso Il Treno per il Darjeeling (il mio preferito n.d.r.), ma non comprende chi a suo tempo parlò di “freschezza” riguardo la pellicola in questione: stessi douchebag (o personaggi strambi che dir si voglia), stessa famiglia disfunzionale, stessa fotografia dalle tonalità ocra, stesse carrellate, stesse inquadrature plongeè, stessi dialoghi stravaganti, stesse scenografie vintage, stessi tempi narrativi... Bastano pupazzi pelosi al posto di attori in carne ed ossa a rendere un film originale rispetto al resto della filmografia di un autore rigidamente ancorato al suo modus di fare cinema? O semplicemente brucia troppo ammettere che in passato si è esagerato nel definire "bollito" uno dei migliori cineasti del panorama odierno e di conseguenza ci si sente legittimati a usare parole a sproposito?
Bon, tolto qualche sassolino dalla scarpa, veniamo a questo Moonrise Kingdom: presentato in concorso come film d'apertura al 65° festival del cinema di Cannes, la nuova pellicola di Anderson ha riscosso consensi pressochè unanimi bissando il successo della precedente opera.
E' il film che convincerà anche i più ostinati detrattori dell'autore?
Difficile dirlo, apparentemente a un occhio distratto potrebbe sembrare il “solito Anderson”, specie sul piano formale in quanto pieno di tutti quegli elementi poco sopra elencati. Tuttavia è evidente il cambio di cifra stilistica nei momenti di intimità tra i due giovani innamorati. Moonrise Kingdom è una storia di ribellione giovanile e in quanto tale fortemente metaforica: se nei momenti “familiari” regnano le rigide carrellate e la telecamera fissa, dopo la fuga dei piccoli protagonisti lo sguardo del regista si fa più dolce, più libero e meno attento alla composizione, claustrofobico, con primi piani in netta contrapposizione alle inquadrature che sembrano voler sfruttare appieno la scenografia, tipiche di Anderson.
Il vero punto di forza sono Sam e Suzy, anche per merito delle performance dei due giovani attori, rispettivamente Jared Gilman e Kara Hayward: se si tratta di bellissimo cinema dell'infanzia è grazie sopratutto all'alchimia venutasi a creare tra i due adolescenti, alle genuine e un po' goffe effusioni che si scambiano, ai momenti di commovente tenerezza, alle stranezze che li contraddistinguono e che li rendono “diversi” agli occhi degli altri. Sarebbe però ingiusto non citare i personaggi adulti, parlare di douchebag in questo caso diventa un gentile eufemismo: i “grandi” di Moonrise Kingdom sono dei perfetti imbecilli che, illusi di fare del bene, non fanno altro che commettere errori su errori che inevitabilmente si ripercuotono sull'innocente prole; idioti ancorati al loro modo di vedere il mondo che reprimono emozioni e che rimpiangono scelte passate. Ma fortunatamente l'epifania c'è e si traduce in toccanti scene: su tutte il momento in cui i personaggi interpretati da Bruce Willis e Edward Norton prendono coscienza del triste destino che aspetta l'orfano in fuga e il finale squisitamente Nietzschiano.
Il giudizio è pienamente positivo, non sarà il film che farà ricredere chi pensa che il cinema di Wes Anderson sia giunto al capolinea già da parecchio tempo, ma se avete apprezzato Fantastic Mr- Fox un'eventuale bocciatura dovrebbe farvi considerare l'ipotesi di fare pace col cervello.
Se invece amate l'autore, acquistate pure a scatola chiusa.  

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